domenica 21 agosto 2011

Liberarsi dai vecchi legami - PARTE 2 - Il senso dell'avere e del Possesso

Cari amici,

Ben ritrovati, come è andata la prima settimana ? Prima di passare all'argomento di oggi volevo rispondere a una domanda che mi è stata posta da più persone che mi chiedeno se era possibile iniziare il percorso in ritardo: Non c'è nessun problema se si inizia dopo, c'è tempo anche per rimettersi a paro con le settimane precedenti, ognuno va col suo passo! ora passiamo al post di questa domenica!



Dopo aver viaggiato all'interno di noi stessi alla ricerca di una risposta sul "chi sono io" (accorgendosi di chi in realtà non sono), sui nostri nomi del passato e sul rapporto con il nostro corpo, oggi arriviamo ad un nuovo punto di riflessione: il Possesso, l'avere.
L'esperienza del possedere, dell'avere, è una delle prime che fin da bambini facciamo, tramite la quale sperimentiamo noi stessi, cominciamo a crearci dei confini: "questo è m-io", "questa è mia madre" (e non quella), ma il possesso, per quanto essenziale in una prima fase, crescendo può diventare disfunzionale.

Continuando a credere all'illusione che avere sia uguale ad essere, si comincia a volere sempre più proprio  perché, se è vero che essere è uguale ad avere, allora più si ha e più si è.

Oggi è molto facile, osservando la società, accorgersi che siamo profondamente legati a questa credenza che,  suo mal grado, non crea un reale senso di individualità ma al contrario crea un'identificazione molto forte con ciò che abbiamo, facendoci soffrire per ciò che non abbiamo, arrivando fino a collegare il possesso col denaro e quest'ultimo con il potere.

Finiamo cosi per creare un fortissimo attaccamento (legame) verso oggetti che in qualche modo più che servirci come strumenti, ci "dicono ciò che siamo", formano un errato senso di noi stessi; per fare un esempio immaginiamo un signore che abbia una bella casa arredata con gusto, una bella macchina e per questo si senta di essere ricco, di aver raggiunto un buono status. Esso sente di essere qualcuno, ma un giorno un terribile terremoto gli fa crollare la casa distruggendo anche la macchina, come si sentirà ? Sentirà di aver perso una casa e una macchina o di aver perso se stesso ?

"Le cose che possiedi, alla fine ti posseggono"
(citazione presa dal film Fight Club).


Un altro aspetto molto importante del possesso è che non si possiedono solo oggetti, ma siamo in grado di estendere il possesso alle idee, alle emozioni, alla terra (il concetto della proprietà privata), arrivando a possedere anche le altre persone!

Ma allora il possesso è sbagliato ? 

Parlare del possesso in termini di giusto o sbagliato è molto difficile visto che è profondamente radicato nella natura dell'uomo. Si può parlare, ed è lo scopo di questo punto di riflessione, di quei possedimenti che hanno perso la loro funzione (tecnica, emotiva o pratica che sia) ma a cui rimaniamo legati. 
Questa volta ci concentreremo solo sugli oggetti materiali, (per altri "tipi di possesso" sicuramente ci sarà occasione più avanti nel percorso di osservarli): quanti oggetti abbiamo ancora intorno a noi che ormai hanno perso la loro funzione? quanti vestiti, quanti oggetti che abbiamo sostituito, quante cose a cui eravamo legati emozionalmente ma che ora non ci rappresentano più abbiamo ancora?
Tutti questi oggetti accumulati creano intorno a noi un'energia stagnante, che spesso non permette il naturale ricambio dell'energia  (immaginiamolo proprio come uno stagno dove non affluisce acqua fresca) e, visto che i soldi sono un'energia di cui le banconote sono la materializzazione, si potrebbe manifestare un limite all'aspetto economico. Quando questo succede la naturale reazione degli uomini è attaccarsi maggiormente a quello che possiedono entrando in un circolo vizioso, autolimitandosi. E' un po' come avere un grande sasso che ostruisce un corso d'acqua facendone arrivare di meno; bisognerebbe rimuovere questo sasso per far riscorrere naturalmente l'acqua e invece la tendenza dell'uomo è quella di aggrapparsi a questo sasso con tutte le proprie forze.

Quello che dobbiamo imparare è proprio saper rimuovere "il sasso che ostruisce il corso d'acqua", per poter far ricircolare l'energia e questo è quanto propongo:

- Troviamo uno spazio dove per un po' possiamo essere indisturbati, spegniamo i cellulari, il pc e creiamo uno spazio confortevole dove porter stare un po' con noi stessi. A tale scopo è possibile utilizzare anche candele e  incensi  naturali.

- Prendiamo il Diario di Viaggio e mettiamolo vicino a noi.

- Seduti o sdraiati, chiudiamo gli occhi e semplicemente contiamo 21 respiri profondi e a ogni respiro entriamo sempre di più all'interno di noi stessi.

- Iniziamo con una riflessione sul possesso e come agisce in noi stessi, ricordandoci che non siamo ciò che abbiamo, impariamo ad osservarci e renderci consapevoli di quale sia il nostro rapporto con gli oggetti, che sensazione sorge al solo pensiero di gettare alcuni oggetti. Annotiamo inoltre, se vogliamo, tutto sul nostro Diario di Viaggio.

- Chiudiamo di nuovo gli occhi, stringiamo il quaderno a noi, e facendo 3 respiri profondi ringraziamo noi stessi per l'impegno che ci siamo dedicati, tutte le persone coinvolte da questo esercizio e tutte le persone che oggi ci hanno fatto giungere fin  qui.

Suggerisco di ripetere questa parte dell'esercizio più volte durante la settimana.

Dopo aver riflettuto sul nostro rapporto col possesso, procediamo con una bella pulizia di tutti quegli oggetti che non utilizziamo più ma che teniamo lo stesso nel nostro cammino.
Ovviamente quello che per noi non è più utile molto probabilmente lo sarà per qualcun altro, per cui prima di gettare tutto, chiedetevi se è possibile donare quell'oggetto a qualcun'altro a cui possa essere utile (evitiamo però di stipare questi oggetti dentro uno scatolone che metteremo in cantina aspettando l'occasione giusta per darli via, altrimenti il lavoro non è stato altro che di spostare di  luogo degli oggetti).

Il gesto di donare è un atto estremamente potente e liberativo (seguirà un post dedicato completamente al Donare).

Durante questa pulizia, tra gli oggetti che donerete, venderete o getterete, sceglietene uno: quello che per voi è più rappresentativo, il più importante che state lasciando andare e mantenetelo con voi per tutta la durata del percorso.

E anche per questa settimana è arrivato il tempo di salutarci, ricordando a tutti che potete contattarmi tramite Commento su questo blog dove sarò felice di rispondervi, su Facebook o tramite l'email percorsidiconsapevolezza@gmail.com

Un abbraccio a tutti i compagni e le compagne di viaggio,

Simone









5 commenti:

  1. Questa parte per me sarà veramente difficile, ma lotterò con costanza per liberarmi di questi vecchi oggetti che rievocano solo vecchi ricordi...

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  2. davvero un lavoro tosto! ma quindi secondo sta visione... i classici oggetti di ricordo, sono tutte cose da buttare? cioè.. un ha un evento particlarmente significativo.. e crea o trova un oggetto per ricordare quell'evento, sono tutte cose che seplicemente bloccano l'energia in quel momento del passato? non potrebbe essere che un oggetto viene anche collegato a un esperienza che ci ha dato un insegnamento e quindi rivedendolo dopo tempo ci ricordiamo dell'insegnamento e quindi ci è utile?

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  3. Stefano sarà difficile per tutti, lottiamo insieme per superare questo stato!

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  4. La domanda che pone Felixfree non è di facile spiegazione.. Diciamo che gli oggetti non sono tutti da buttare, ma allo stesso tempo ogni legame con un oggetto è qualcosa che ci prende energia e che tende a rendere statico un momento.. un po' come una foto, che è un fotogramma di vita reale.

    In linea puramente teorica si LEGAME DI POSSESSO con un oggetto in qualche modo ci appesantisce, ci "danneggia", ma allo stesso tempo superare di colpo il senso di possesso che è cosi radicato è molto, molto difficile..

    Per quello che mi riguarda io agisco in questo modo: mi rendo consapevole di ogni attaccamento (tutti quelli che riesco a vedere), se sento che posso scioglierlo lo faccio, altrimenti accetto il fatto che non sono ancora in grado di abbandonare un determinato legame e lo mantengo...
    La grande differenza è la consapevolezza con cui si fa tutto ciò!

    Voi che ne pensate?

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  5. Il modo che uso io per sapere se qualcosa è ancora utile per me o no è semplicissimo: lo guardo, lo osservo per bene, da tutti i lati e poi comincio a chiedermi: è impolverato? E' in buone condizioni? Perché non lo uso più? Mi piace? L'avevo dimenticato? Che effetto mi fa averlo tra le mani?
    Questa è una traccia che con me funziona, magari può esservi utile! :)

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