venerdì 21 ottobre 2011

Liberarsi dai vecchi legami - PARTE 10 - Lavoro, i progetti, i ruoli

Cari Amici,

Ci avviciniamo sempre più alla fine del percorso, molti non sono riusciti a seguire tutto il percorso, ma questo non è un problema il mio intento era dare alcune indicazioni poi ognuno può seguire come vuole :)

Inizio anche questo post con lo scusarmi di non aver postato domenica, ma sto vivendo un periodo davvero impegnativo e non ho trovato sinceramente il tempo.

Ma passando alla riflessione di oggi passiamo ad osservare il lavoro, i progetti e i ruoli.



La riflessione di oggi ci porta in un altro aspetto fondamentale della vita dell'essere umano: il lavoro.
Il lavoro oggi è diventato quello che ci permette di sopravvivere, ma cos'è davvero il lavoro ?
E' davvero soltanto quello che ci sostenta, "il modo di trovare i soldi per vivere"?
Il lavoro è la mia vita?

Questo post voglio lasciare ampio spazio alle riflessioni, ognuno di noi ha una sua personale idea per quanto riguarda il lavoro!

Per quello che mi riguarda il lavoro è un mezzo per trovare sostentamento nella vita ma è anche il mezzo con cui posso portare qualcosa nel mondo, il mio servizio per l'umanità.
Mi ricordo che tempo fa un mio maestro interiore mi fece una domanda, che rivoluzionò il mio punto di osservazione sul lavoro, ruoli e progetti di vita, ed era :  il lavoro che stai facendo cosa porta all'umanità e al Pianeta? contribuirà alla crescita e al benessere o avrà portato solo benefici a te stesso o a grandi aziende?
Queste semplici domande mi fecero cercare dentro aprendomi nuovi orizzonti sul lavoro e me stesso.

Su questo argomento ci sarebbe molto da dire, su modelli nuovi e vecchi di concepire il lavoro, luoghi comuni , tanti legami da tagliare, ma voglio lasciare il più ampio spazio possibile alle vostre riflessioni.

Che ne pensate?

un abbraccio

Simone

4 commenti:

  1. Grazie di questo spunto di riflessione.
    Ho iniziato a lavorare da giovanissima , il mio primo lavoro retribuito (ovviamente a nero) fu a 14 anni ma per sorridere e dirla tutta la mia prima esperienza fu a 11 anni quando decisi di vendere dei braccialetti di cotone :-)
    Tornando a noi, dicevo, ho iniziato a lavorare prestissimo ed il mio rapporto con il lavoro era semplicissimo (semplice come la mia età direi) Per me il lavoro era un mezzo per far soldi e poter andare via di casa quindi non era una necessità , era solo una strada per raggiungere un obiettivo che serenamente portavo avanti. Crescendo però crescono anche le responsabilità .. a 17 anni vado a viver da sola e ci sono le bollette da pagare e bisogna fare la spesa e pagare l’università e magari comprare anche dei vestiti , così il lavoro diventa obbligo, diventa dolore, sacrificio… diventa tempo che tolgo alla mia vita.
    Ero completamente presa dall’idea del guadagno , dall’obbligo del guadagno e dall’ossessione delle bollette e così mi accorgo che lavoro solo per far soldi ma poi spendo soldi per poter lavorare e scattano pensieri “ si lavora per vivere o si vive per lavorare? “ =Infelicità
    Per fortuna oggi alla luce di anni di lavoro e qualche esperienza raccolta credo di aver trovato un giusto equilibrio.
    Un equilibrio che si mantiene sull’unica certezza cha ho: LA VITA E’ UNA E NON ASPETTA TEMPO!
    Sono io il mio tempo e devo impiegare il tempo e me stessa in amore . Amore verso di me , verso il prossimo , verso la vita stessa …amore in tutto ciò che faccio, amore per il lavoro.
    Ecco come arrivo ad oggi …ho lasciato il mio vecchio lavoro che, per quanto fosse ben pagato, era solo un guadagnare ed ho creato un lavoro che amo, utile agli altri , utile a me e pieno pieno d’amore .
    Ecco la mia riflessione finale:
    Il lavoro è il modo in cui l’amore si manifesta e prende sostanza materiale . Siamo miliardi di persone se tutti noi avessimo il coraggio di fare ciò che amiamo saremo tutti ricchi nel cuore e nel portafoglio.

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  2. Sto spunto è qualcosa che mi tocca davvero da vicino... quindi è inevitabile fare una riflessione!
    Il lavoro per me è sempre stato fin da piccolo qualcosa al quale guardavo con grande ammirazione... non tanto per la prospettiva economica.. ma tanto come un mezzo per realizzare i miei sogni.
    Ho sempre avuto una passione viscerale per la natura e crescendo ho sempre più sentito il bisogno di fare qualcosa di concreto... di reale per proteggere ciò che amo.
    Non sono mai riuscito a vedere il lavoro solo come fonte di guadagno.. e questo ha anche avuto dei riscontri tutt'altro che positivi a volte.. portandomi in certi periodi ad avere scarsa autonomia economica.
    Credo che in tutto questo ci voglia un equilibrio.. una giusta via di mezzo.
    Oggi accetto anche l'idea di poter fare dei lavori che non siano esattamente quello che sogno.. ma a patto che facciano parte di un percorso che mi porti di sicuro a fare quello che desidero.
    Ma anche qui... mi rendo conto che non è tutto.. a volte mi rendo conto che il più grande limite a realizzare ciò che vogliamo.. è proprio la paura di non essere in grado di gestire ciò che possiamo realizzare.
    Quello che voglio fare è fare del mio lavoro un mezzo per dare vita a me e quello che intorno a me... un mezzo per contribuire al cambiamento che è già in atto.

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  3. Complimenti ad entrambi :) non posso che condividere i vostri post!

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  4. Salve a tutti,

    per me il lavoro è sopravvivenza, quindi significa che può anche non piacere e durare per un lungo tempo.

    Per me il lavoro dovrebbe significare fare concretamente qualcosa che serve alla comunità in cui si vive (o almeno a sè stessi!) e per la quale ci si sente più portati. Faccio l'esempio di una piccola comunità dove ognuno fa qualcosa di necessario, cioè un artigiano fabbrica tavoli, utensili o semplici oggetti che arredano, un gruppo di contadini lavora la terra e dà da mangiare alla comunità, un gruppo di architetti, tecnici ed ingegneri si occupa del miglioramento/manutenzione della parte tecnologica della comunità, etc. In questa comunità non girano monete né banconote, bensì ognuno scambia il suo lavoro o il suo sapere con gli altri, condivide il frutto del suo lavoro: se il contadino non lavora, gli architetti non mangiano; se l'artigiano non crea, i contadini non zappano; se l'ingegnere non pensa, l'artigiano non può lavorare meglio - magari diminuendo il tempo necessario a realizzare i manufatti, così da poterlo utilizzare in altro modo, magari mettendosi a fare anche lui il contadino nel tempo libero.

    L'idea del lavoro contemporanea nel mondo neoliberista è ciò che secondo me più si discosta da quest'idea, concentrandosi invece sul valore fittizio rappresentato dal denaro.

    Attualmente ho una pessima idea riguardante il lavoro, non saprei aggiungere altro.

    Saluti.

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